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JUNG E LA PSICOLOGIA ANALITICA

La grandezza di Jung e della sua psicologia consiste fondamentalmente nel suo proporsi non come verità dogmatica scientificamente rivelatasi, ma come invito alla reale esperienza psichica

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Articolo pubblicato sulla rivista La Nuova Alternativa ANNO III N.15

Parlando di droga (5 parte)

…Il salto nell’Altra Dimensione può accadere prendendo una droga allucinogena, attraverso pratiche ascetiche, tecniche di meditazione, un’intossicazione , stando giorni senza dormire ecc.

Cercare altre dimensioni e altre possibilità di esistenza sembrerebbe insito nella natura dell’uomo, che da sempre soffre della sua condizione limitata e mancante. Gli sciamani, gli stregoni, i mistici, i santi hanno stabilito un rapporto con l’Altra Realtà, mentre l’uomo comune, generalmente, è destinato a tale contatto solo dopo la morte.

E’ lecito servirsi degli allucinogeni, di questo “mezzo artificiale” per compiere il salto nell’ignoto? Hillmann considera l’LSD e gli allucinogeni in generale un “trucco chimico” inefficace nel dare “vere visioni”; le visioni sono vere quando sono accompagnate da un diverso modo di essere….A me sembra che il problema non sia tanto se le visioni sono vere, giacché hanno un’indubbia realtà psichica, quanto cosa farne, che “senso” attribuire loro.

Paracelo considera tali piante una categoria al limite tra il mondo vegetale e animale: esse vanno usate con un senso di “responsabilità morale”. Huxley è invece d’accordo sull’uso di tali piante come mezzo di conoscenza; insiste sulla non tossicità della mescalina (della quale è sufficiente una quantità limitata per ottenere gli effetti desiderati) e ritiene inutili le lunghe e sofferte pratiche ascetiche.

Tutte le “pratiche esoteriche” sono comunque modi di forzare la propria natura allo scopo di conoscere se stessi, giacché tale conoscenza non si esaurisce nella coscienza ordinaria…Il rischio di agire troppo in fretta o di temporeggiare troppo, di commettere degli errori esiste sempre.

Il racconto di Gopi Krishna è esemplare a questo proposito; uomo di origine indiana, sposato e padre di famiglia, egli conduceva in India un’esistenza tranquilla e normale, con un lavoro di tipo impiegatizio, dedicandosi ogni mattina, con scrupolosa regolarità, a pratiche di meditazione per diciassette anni; un giorno la sua vita fu sconvolta da un evento straordinario che egli descriverà usando le parole e i simboli della sua tradizione indiana: aveva risvegliato in sé un enorme ed oscuro potere, la Kundalini, e per motivi a lui sconosciuti, tale risveglio era avvenuto in una maniera squilibrata.

Egli visse per mesi e mesi in un inferno allucinato, malato nel corpo e nell’anima, sentendo la follia ad un passo da sé; sapeva che non avrebbe potuto rivolgersi ai medici, che non avrebbero capito, e non riuscì a trovare in India, la culla della spiritualità, qualcuno che sapesse consigliarlo e guidarlo. Il suo stato somiglia alla descrizione di stati allucinati prodotti artificialmente. (Gopi Krishna   “Il risveglio della Kundalini” Astrolabio).

Il problema della liceità si pone allora nei confronti di tutti questi mezzi. Tutti i cammini iniziatici si svolgono ai margini della vita ordinaria,sono in un certo senso ricerca di evasione.

Si può cercare di evadere con l’animo di un prigioniero che sente ingiuste e pesanti le proprie catene, o con l’animo di un soldato che vuole disertare per non affrontare le battaglie cui è destinato….